Una Settimana santa
È iniziata la settimana che i cristiani chiamano santa. È santa perché conduce alla festa che fonda la loro fede: la Pasqua di risurrezione di Gesù.
Questa grande Settimana permette di rivivere gli ultimi giorni di Gesù sulla terra. Le celebrazioni liturgiche e le pratiche della pietà popolare hanno sempre sottolineato intense emozioni.
L’ultima cena di Gesù, il suo arresto, la sua condanna a morte, l’esecuzione brutale della croce prendono la scena e colpiscono fantasia e sentimenti.
Chi di noi è credente della prima ora, ossia ha avuto una famiglia credente che ha proposto riti e rituali, ha probabilmente una vasta gamma di ricordi, legati a immagini, colori, profumi, sapori, luci e oscurità. È la potenza dei segni che accompagna la fede.
Ciò che rende santa questa Settimana
In tutto questo momento emotivamente intenso, non va dimenticato ciò che rende santo questo tempo e questa settimana.
Non la morte innocente di Gesù che arriva alla croce come «agnello condotto al macello», come vuole una famosa rilettura profetica.
Gesù non è innocente nel conflitto che culmina nella sua esecuzione capitale. Non è innocente non perché sia malvagio, ma nel senso che ha tenacemente vissuto il contrasto con l’autorità religiosa del suo tempo che finirà per ucciderlo.
Gesù è in conflitto con l’autorità religiosa per il semplice motivo che essa calpesta il vero compito della religione: ricordare a tutte e tutti ciò che è da sempre, ossia che siamo amati e amate, benedetti e benedette, desiderati e desiderate con amore intenso. Da sempre. Da Dio. La santità di questa Settimana consiste proprio nel palesare questo amore intenso.
Questo non va dimenticato neanche dalle istituzioni religiose del nostro oggi. Neppure i sacramenti cristiani inventano la salvezza, semplicemente la palesano, le danno possibilità di espressione coi loro segni e le loro parole.
Santità autentica
La patina della devozione quaresimale di questa Settimana spettacolare ha forse offuscato la tenace bellezza del giovane profeta di Nazaret che contesta la Legge oppressiva e che scomoda chi si nasconde tra le sue pieghe tutelando i propri egoistici interessi.
Gesù ci ricorda che il vangelo è per gli affamati della vita, per i poveri e gli esclusi, per coloro che devono sgomitare nella loro esistenza per vedere riconosciuto l’elementare diritto a esserci. Solo loro sanno coglierne la potenza rivoluzionaria nell’amore, per costruire un mondo più giusto e inclusivo.
I sazi della vita sapranno sempre come addomesticare il vangelo, rendendolo zerbino devozionale asservito ai propri intenti borghesi. La fede per loro diventa perbenismo, il rito diviene rituale e il vangelo si riduce a regolamento per tutelare l’ordine costituito.
Possa questa Settimana santa aprirci gli occhi per vedere la profezia scottante di quel Gesù di Nazaret che, con la sua umanità schietta e autentica, non temette di scontrarsi con il gigante dell’istituzione per salvaguardare la vita degli uomini e delle donne di ogni tempo e luogo.
Buona Settimana santa!