L’arte della potatura. Terza domenica di Avvento
Dopo la prima e la seconda domenica di Avvento, il cammino verso il Natale fa sosta nella terza domenica, segnata da una proposta alternativa, resa possibile dall’arte della potatura.
Una potatura delle immagini di Dio
La prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia (Is 61,1-2.10-11), presenta una serie di immagini potenti, tra di esse, quella della crescita di germogli. Chi si intende di botanica anche solo a livello amatoriale, sa bene che ogni fioritura ha bisogno di una precedente potatura.
Va sfrondata l’immagine del Dio che abita severo i cieli e premia i buoni. Il Dio che qui parla per mezzo del profeta, si presenta come un Dio schierato dalla parte degli ultimi e dei fragili della storia, ai quali apre l’orizzonte della felicità.
L’uomo della potatura
Alla prima lettura, come per ogni liturgia della Parola, risponde il vangelo, questa domenica preso dal racconto giovanneo (Gv 1,6-8.19-28). Il protagonista di queste pagine è Giovanni il Battista, mostrato come un campione di ritrosia: davanti alle domande incalzanti dei suoi interlocutori su chi lui sia, offre sempre una risposta negativa. Non è il Cristo, non è Elia, non è il profeta.
Giovanni compie una poderosa potatura delle aspettative religiose su di lui. È come se dicesse: «Non sono chi vorreste che io fossi. Sono invece sguardo verso l’oltre». L’oltre è Gesù, colui che non è ancora conosciuto e che vorrà farsi conoscere come il narratore instancabile di un volto alternativo di Dio, quello della vitalità più tenace e dell’amore più caparbio.
Imparare la potatura
La seconda lettura (1Ts 5,16-24), nell’architettura della Liturgia odierna, offre uno spunto di attualizzazione. È Paolo a prendere la parola, scrivendo alla comunità di Tessalonica, per offrire una preziosa indicazione di vita: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono».
Vagliare significa scegliere cosa tenere e cosa lasciare. Si tratta ancora di imparare l’arte della potatura che abbandona pensieri, parole e gesti che appesantiscono la vita, per puntare su quelli capaci di fecondità autentica. Sono le azioni che costruiscono contesti relazionali sani e vitali, quelli sognati dal Dio di Isaia e attualizzati da quello di Gesù: l’unico e solo Dio che apre alla pienezza.
Un rito di potatura
Potare significa valutare, scegliere e lasciare per ripartire. Possiamo dunque compiere un gesto che ci aiuti a entrare in questo processo di rinascita. Oggi ti propongo un rito semplice: una passeggiata nella tua casa, osservando la disposizione degli oggetti. Individua quello che è sempre stato nello stesso posto. Prova a immaginarlo altrove. Come cambierebbe la tua casa? Cosa sarebbe più facile e cosa più complicato?
Questo piccolo esercizio di cambiamento di prospettiva potrà accompagnare i tuoi pensieri nei giorni che ci separano dal Natale, aprendoti a scelte alternative che attivino la festa della vita.
Buona potatura!
3 Commenti
Grazie per la potatura e per il resto
Grazie sempre indicazioni attuali e volte al bene volte a farci conoscere il vero volto di Dio indicatoci da Gesù ma molte volte oscurato da noi umani incapaci di accogliere e farsi prossimi con amore
Grazie Annamaria. Mi vengono in mente alcune parole di un canto della Comunità della Roche d’Or : “lasciati potare affinché la linfa salga meglio”…