Risposte facili a situazioni complesse
La situazione geopolitica, il collasso geologico, la povertà crescente, gli spostamenti di massa di popolazioni disperate… Tutto ciò genera paura e senso di insicurezza. Il nazionalismo sembra la risposta più immediata e sicura.
Non sono poche le persone che cercano un fondamento religioso a queste idee. In casa cattolica, o comunque cristiana, questo avviene appellandosi alla Bibbia e, in ultima analisi, al vangelo di Gesù. Ma davvero i nazionalismi sono compatibili col vangelo?
Una lettura biblica inadeguata
Se si apre la Bibbia, ci si imbatte facilmente in una narrazione etnica piuttosto evidente. Il popolo degli Ebrei è presentato come il prescelto da Dio in un rapporto di unicità.
5Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli. (Es 19,5a)
Per questo, gli si chiede una fedeltà assoluta che di sovente si traduce anche in atteggiamenti concreti di ostilità nei confronti di altri popoli.
In questo senso, i matrimoni con persone non appartenenti al proprio popolo sono duramente proibiti:
31E così non daremo le nostre figlie ai popoli della regione e non prenderemo le loro figlie per i nostri figli. (Ne 10,31)
Secondo il racconto biblico, la terra di altri popoli viene conquistata con stratagemmi, strategie e stragi.
20Il popolo lanciò il grido di guerra e suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba e lanciò un grande grido di guerra, le mura della città crollarono su se stesse; il popolo salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e si impadronirono della città. 21Votarono allo sterminio tutto quanto c’era in città: uomini e donne, giovani e vecchi, buoi, pecore e asini, tutto passarono a fil di spada. (Gs 6,20-21)
I confini territoriali vengono poi addirittura ritenuti salvaguardati direttamente dal Signore Dio:
23Tre volte all’anno ogni tuo maschio compaia alla presenza del Signore Dio, Dio d’Israele. 24Perché io scaccerò le nazioni davanti a te e allargherò i tuoi confini; così quando tu, tre volte all’anno, salirai per comparire alla presenza del Signore tuo Dio, nessuno potrà desiderare di invadere la tua terra. (Es 34,23-24)
La Bibbia dunque sembrerebbe avallare la più spietata xenofobia e incoraggiare il più netto dei nazionalismi.
Necessari livelli di lettura
Ma, intendere il racconto biblico in questo senso, significa fermarsi alla sua letteralità. La Bibbia, come sappiamo, è il frutto di un processo a più strati che, partendo da vicende storiche, elabora un piano teologico che vuole, a sua volta, dialogare con la dimensione spirituale della fede personale di chi legge.
Dunque, è evidente che il nazionalismo ebraico biblico è semplicemente la riproposizione della spinta di autoconservazione che il popolo antico visse – come tutti i popoli antichi – per tutelare la propria incolumità, in un tempo privo di garanzie di sopravvivenza internazionali e di accordi di vicendevole riconoscimento nazionale.
Non ci si può dunque fermare al livello storico. Ma cogliere come esso sia arricchito da una portentosa proposta teologica che fa capolino per mostrare il volto di un Dio universalista.
Tratti del volto di Dio nel Primo Testamento
Un Dio che sogna di essere riconosciuto e amato da tutti i popoli della Terra, per cui l’elezione di Israele è solo uno strumento di quel progetto di annuncio universale.
È un Dio che, già nelle pagine profetiche del Primo Testamento, mostra di desiderare la fine di ogni conflitto tra popoli:
4Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. (Is 2,4)
Si tratta quindi di un Dio che non nega i diritti agli stranieri, e che anzi ne chiede la tutela, proprio quando sono in mezzo al popolo ebraico:
17Non lederai il diritto dello straniero e dell’orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova. (Dt 24,17)
Un Dio non facilmente incasellabile né tascabile. Nessun popolo può dirlo completamente suo, perché è lui il datore della vita di tutti i popoli.
5Mia infatti è tutta la terra! (Es 19,5b)
Il Dio rivelato da Gesù
È un Dio che, in particolare in Gesù di Nazaret, si mostra capace di superare ogni confine etnico. Gesù resta incantato dalla fede della gente straniera e compie gesti di attenzione nei suoi confronti.
Davanti alla reazione di un centurione romano alla sua proposta di seguirlo,
10Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!». (Mt 8,10)
Incontrando una donna cananea in fiduciosa richiesta di intervento per la figlia malata,
28Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. (Mt 15,28)
Gesù non avverte nessuno come nemico. Se rimprovera i propri compaesani è perché pretendono da lui vantaggi personali:
23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». (Lc 4,23)
Se contesta gli esponenti degli altri gruppi ebraici è perché vuole spronarli all’autenticità:
6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. (Mc 7,6)
Sulla croce mostra il suo cuore aperto oltre ogni barriera, perdonando chi lo uccideva, ebrei e romani insieme:
34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». (Lc 23,34)
Il movimento di Gesù scelse da subito l’abbattimento della frontiera etnica. L’appartenenza al popolo ebraico non fu un requisito necessario per entrare nella comunità delle origini. I cosiddetti “pagani” erano considerati fratelli e sorelle al pari dei nativi ebrei (At 15).
Per il vangelo, Gesù è il culmine della rivelazione divina, perché è colui che ci ha mostrato con più evidenza il volto di Dio. E lo ha mostrato nella linea dell’inclusione, della misericordia, della fraternità e sororità.
Gesù non è un buon alleato dei nazionalismi
Appellarsi al vangelo, a Gesù, a Maria, ai santi, per invocare la difesa dei confini territoriali e la guerra santa, non è affatto una buona idea. Lungo le – più buie – pagine della storia si è anche fatto.
Ci si è basati sulla lettura letteralista della Bibbia, di quando ancora non si era raggiunto il livello di studio che oggi vantiamo come Chiese. Oggi dunque non è più possibile appellarsi al vangelo per avallare e giustificare un nazionalismo politico.
Il vangelo parla di ponti; il nazionalismo innalza muri. Il vangelo educa alla cultura dell’inclusione, della pace, del dialogo; il nazionalismo invoca la difesa, l’attacco, la guerra. Il vangelo riconosce tutti e tutte come figli e figlie amati da Dio; il nazionalismo chiede il passaporto.
Per possibili sviluppi
Per riflettere ancora e meglio sul trio “Dio, patria e famiglia”, tornato in auge di recente, rimando alla lettura del mio libro “Gesù oltre gli stereotipi patriarcali”, edito dalla Editrice la meridiana di Molfetta. Per saperne di più, clicca qui.
1 Commento
Ragionamenti coerenti e corretti. Tutta la Bibbia va contestualizzata al tempo e alla cultura dell’epoca.