UNA ANTICA TRADIZIONE
La tradizione danese dell’uso della bicicletta é antica quasi quanto la bicicletta stessa.
Fino al 1880 era piuttosto comune usare la bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro, perché non c’erano praticamente altre opzioni di trasporto. Pochi avevano la fortuna di vivere nei pressi di un tram trainato da cavalli, e ancora meno potevano permettersi la propria carrozza trainata dai cavalli.
Forse non tutti sanno che il tipo di bicicletta che conosciamo oggi fu inventato da un produttore inglese di macchine da cucire, nel 1885. All’inizio solo i più abbienti potevano permetterselo, ma poiché le bicicletta era fortemente richiesta e utile, iniziò presto una produzione di massa, consentendo così a molti di poterla acquistare. La bicicletta rivoluzionò, a quel tempo, quindi, la vita quotidiana di migliaia di persone che potevano andare a lavoro molto più velocemente, o accettare lavori anche a distanza maggiore. Si erano, di fatto, accorciate le distanze.
MA ERA DAVVERO COME OGGI?
Andare in bicicletta non era però una pratica priva di problemi.
Il maggior rischio era quello di pedalare tra cavalli e branchi di cani che “addentavano” le ruote. Bisognava infatti condividere le strade con pedoni, carrozze, animali e oggetti sparsi.
L’asfalto non era ancora conosciuto, e quando negli anni 1910 arrivarono tantissime biciclette, lo spazio si ridusse maggiormente, creando non pochi problemi. Nelle strade marittime, lungo i fiordi di Copenaghen, passavo ogni giorno circa 9000 ciclisti, che dovevano spesso incanalarsi a imbuto in strade spesso disastrate, mentre le carrozze venivano trainate dai cavalli al centro della strada. Dopo anni di proteste e lamentele da parte della Associazione Ciclistica Danese (Dansk Cyklist Forbund), fondata nel 1905 e tuttora esistente (https://www.cyklistforbundet.dk), il Comune di Copenaghen ha riconosciuto che i ciclisti erano la maggioranza, rispetto alle carrozze, e alla fine costruí una pista ciclabile.
Il numero di persone in bicicletta esplose nel giro di pochi anni, ma ancora non esistevano regole sul traffico, per cui si assisteva a scene davvero caotiche. Non c’erano limiti di sorta, per questo anche ubriacarsi prima di mettersi in movimento non era vietato e non c’erano regole sui sensi di marcia.
E L’AUTOMOBILE?
Era obbligatorio avere luci e un campanello sul manubrio, come oggi. Ma queste erano le uniche regole.
La bicicletta divenne sempre piú popolare tra gli anni 20 e 30, non solo tra la popolazione piú abbiente ma tra l’intera popolazione. I ricchi, nonostante la diffusione di massa della bicicletta, continuarono a “pedalare” per le strade confondendosi con i poveri, e questo suscitava non poca meraviglia anche per i turisti provenienti dai Paesi limitrofi.
Con l’avvento dell’automobile, la bici iniziò ad assumere il valore di un oggetto sportivo o un segno di povertà, nel resto d’Europa. L’auto era ancora molto costosa per la maggior parte della popolazione e forse per questo motivo veniva associata allo stato sociale di chi la possedeva.
Gli stranieri ancora oggi sono sorpresi nel vedere che ministri e personaggi famosi girano tranquillamente in bicicletta in Danimarca.
Gli anni 60 furono anni più ricchi e si iniziarono a diffondere anche qui scooter e automobili.
Il motorino entrò in voga tra gli adolescenti e la bicicletta iniziò a sembrare fuori moda. Si pensava che il tenore di vita sarebbe cresciuto ulteriormente e pertanto le strade furono adattate e ripianificate sulla base del fatto che tutto il traffico sarebbe stato automobilistico e non più legato alla bicicletta. Da qui la costruzione di autostrade, ponti e tunnel per auto, chiuse alle biciclette.
Ma dagli anni 80 in poi le cose iniziano a cambiare. Inizia a diffondersi una maggiore attenzione alla salute, all’esercizio fisico e la bicicletta ritorna ad essere protagonista. Non soltanto perché era utile a mantenersi in forma, ma anche perché era certamente più comoda per spostarti all’interno della città ormai intrisa di traffico automobilistico. Il traffico era davvero intenso: gli automobilisti trascorrevano sempre più tempo seduti in coda, bloccati negli ingorghi cittadini e alla ricerca disperata di parcheggi. Quindi oltre ad essere economico pedalare, era anche indice di uno status sociale superiore perché indicava una consapevolezza ambientale, tema tanto in voga. Era sicuramente più moderno e cool andare in bici.
LA BICI COME STATUS SYMBOL
Andare in bici indicava attenzione alla salute e all’ambiente, oltre che intelligenza e lungimiranza.
La bicicletta si trasformò quindi in uno status symbol che mostrava stile e identità di chi “pedalava”.
Guidare una bici romantica, retrò con i fiori decorativi sul cestino oppure guidare una bici da corsa indicavano chiaramente il tipo di persona che vi si sedeva sopra. Bici eleganti, bici sportive, bici con sedile e manubrio in pelle, bici decorate… insomma bici personalizzate.
Questo comportò un nuovo cambiamento. Furono ridotte le corsie delle auto e create piste ciclabili ampie e scorrevoli. I posti auto furono ridotti a favore di parcheggi per biciclette, che orami rappresentavano il nuovo ideale. Questo ha consentito, nel tempo, alla città di Copenaghen di guadagnarsi il titolo di “modello da seguire” in tema di biciclette e piste ciclabili. Basti pensare che tale fenomeno viene definito a New York: “Copenhagenization“.
TERMINI PIÙ COMUNI
Cykel
Bicicletta in danese si dice “cykel”. La bicicletta, corredata di articolo, si dice “cyklen“, spostando la lettera “l” e aggiungendo l’articolo “en” danese, che al plurale diventa “cykler“. “Damecykler” sono le biciclette da donna. “Herrecykler” sono invece le bici da uomo. “Børnecykler” sono quelle per bambini. Nelle città più grandi puoi noleggiare una bici molto facilmente e a prezzi davvero accessibili. Ma occhio a chiuderle con la catena in centro a Copenaghen e a non dimenticarla sul treno… 😉
Cykelbane
Pista ciclabile si dice “cykelbane“. In Danimarca ormai le piste ciclabili sono ovunque. Solo in qualche piccola città più vecchia, e solo in alcune strade di queste città, non ci sono piste ciclabili. Ma le auto sono davvero poche ed é molto comune pedalare in centro città. Vicino al mare si possono trovare piste ciclabili a tre corsie: due per la bici, una per ogni senso di marcia; una per skateboard e pattini. Evviva la civiltà!
Cykelparkering
Se cerchi un parcheggio per bici dovrai chiedere la direzione per un “cykelparkering“. Ce ne sono diversi. Alcuni sono immensi, come per le auto, anche a diversi piani, realizzati in grandi strutture, come quelle presso le stazioni più grandi. Altri parcheggi sono realizzati con le comuni rastrelliere che si usano anche in Italia. Ma non c’é luogo in Danimarca in cui non si veda almeno una bici parcheggiata o appoggiata serenamente al muro di una casa o anche ad un albero.
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1 Commento
Grazie
Ho appena scoperto questo blog, cercando informazioni sulla vita in Danimarca
Tutto molto interessante e ben spiegato, questo articolo in particolare
Grazie