Un vangelo da condividere
Invitata da don Lino Modesto a Grumo Appula, nel Centro “Don Franco Vitucci” della Parrocchia Santa Maria di Monteverde, ho avuto occasione di condividere alcune riflessioni durante la celebrazione eucaristica, sul tema della comunione. Ecco una traccia della mia prima proposta. La seconda la trovi qui, mentre la terza qui.
Certo: essere presenti è stata tutta un’altra cosa. Qui infatti manca l’energia della bella gente che ho incontrato.
Prima lettura (At 16,11-15), Vangelo (Gv 15,26-16,4)
Donne speciali
La prima lettura ci presenta una donna davvero particolare. Si chiama Lidia. Paolo la incontra nel luogo della preghiera e subito il testo ce la mostra in aperta ricerca spirituale e soprattutto la caratterizza con una forte intraprendenza.
Anche Maria di Nazaret, da voi venerata col titolo di Monteverde, è una donna intraprendente, una donna forte. La conosciamo come la madre di Gesù e spesso non le rendiamo giustizia mettendole in testa l’aureola senza considerare il suo cammino umano per entrare nel progetto di piena felicità e comunione che Gesù chiamava il regno di Dio.
Fatiche del cammino
Anche Maria ha dovuto faticare, proprio come noi, per capire Gesù nella sua proposta di vita. Il racconto evangelico di Marco non ha troppi riguardi nel presentarcela in una scena imbarazzante, sulla quale forse meditiamo troppo poco.
Al capitolo terzo ci parla di una frenetica attività di Gesù. È così preso dalle cose da fare che non ha il tempo di mangiare neanche un boccone (Mc 3,20). Ed ecco che, come se avesse avuto informatori ovunque, Maria scatta capeggiando il gruppo dei fratelli e delle sorelle di Gesù. Quella spedizione familiare ha un chiaro obiettivo: andare a riprendere Gesù, perché lui è fuori di sé. È uscito pazzo, diremmo noi.
Quando però Maria e il resto della famiglia arriva da Gesù, lui è ancora molto preso. Sta parlando a un gruppo riunito per ascoltarlo. Allora Maria lo fa avvisare. È certa che Gesù interromperà ciò che sta facendo per accogliere in modo degno sua madre. Chissà da quanto tempo non la vedeva! Ed ecco la sua risposta: «Chi è mia madre?» (Mc 3,33).
Una risposta davvero secca che è difficile da mandare giù. E Maria deve aver accusato il colpo. Avrà provato delusione e sconcerto. Suo figlio era andato via di casa, lasciando un lavoro sicuro e promettente, come quello di carpentiere, e si era messo a predicare per strada, seguito da gente di ogni tipo.
Lui stava creando comunione con altre persone. E non con lei. Cosa poteva fare? Il testo non ci risponde e non ci fa sapere la reazione di Maria a quelle parole. Sappiamo però, dal racconto di Luca, che Maria era una donna capace di riflettere su quanto le accadeva. Anche quella volta avrà riflettuto. Si sarà ripetuta tante volte le parole che aveva udito dire da suo figlio, circondato da una folla dalla quale lei era esclusa.
Gesù aveva detto:
35Chi fa la volontà di Dio è mia madre. (Mc 3,35)
Una volontà da scoprire
C’era dunque una volontà di Dio da accogliere. Ma quale era? Più in generale, noi potremmo chiederci cosa sia la volontà di Dio. A sentire qualcuno, sembrerebbe che la volontà di Dio coincida coi guai della vita. Quando tutto va male, talvolta sentiamo sospirare: “Facciamo la volontà di Dio!”.
Direi che è davvero una pessima interpretazione. La volontà di Dio è la nostra felicità piena, la realizzazione delle nostre relazioni, la maturazione della nostra capacità di amare autenticamente noi stessi e gli altri. Ma come scoprire la volontà di Dio?
La fine dei binari
Mi pare molto interessante cominciare col considerare che il vostro bel centro parrocchiale nasce dove un tempo c’era la stazione dei treni. All’ingresso si vede anche un treno, coi binari tagliati.
E mi pare un’ottima immagine per iniziare a riflettere su come si possa cercare la volontà di Dio: rinunciando ai binari statici per scegliere la bussola del vangelo. Certo, i binari danno sicurezza, ci permettono di fare la stessa solita strada arcinota. La bussola invece chiede iniziativa, capacità di cercare, e di cercare insieme. Perché un viaggio con la bussola è più impegnativo e incerto.
Non so se sapete usare una bussola, ma a quanto ho capito io, la bussola non indica la strada, la bussola indica il Nord. Il Nord del nostro cammino è il volto di Dio. Gesù è venuto a presentarcelo liberandolo dai tratti di una la divinità fredda che abita un tempio. Ci ha invece mostrato il Dio della vita che abita la storia.
Anche Maria dovette pensarci a lungo. Anche lei dovette imparare a pensare Dio in modo diverso. Il racconto di Luca ce la presenterà come la cantrice del Magnificat, che riconosce la grandezza di un Dio che si mostra presente e attento. Luca riporta in sintesi l’esperienza teologica di Maria.
Uno Spirito vicinissimo
E noi capiamo bene che, come dice il vangelo che abbiamo ascoltato oggi, Maria fu illuminata dallo Spirito paraclito, lo Spirito vicino. Comprese che la comunione da costruire intorno alla parola di Dio può essere costosa e richiedere il cambiamento delle proprie idee ed abitudini. È il primo passo verso una comunione autentica.
E si aprì, gradualmente come noi, alla proposta di Gesù. Non pensò più che lui fosse fuori di sé, ma che era stretto nell’abbraccio vitale e amante di Dio. E se ne fece discepola.
Anche per noi, costruire comunione, può significare prima di tutto abbandonare le idee statiche e stantie di Dio, per riscoprirlo come il datore di vita e amore. Accoglierlo, significa entrare nella sua logica vitale e amante, e lasciare che quel volto ci trasformi interiormente. Portando sempre in mano la bussola del vangelo.