I miti sono sempre complessi e, di regola, più sono antichi più sono intricati dai numerosi sincretismi e sovrapposizioni subiti nel corso dei secoli.
In molte civiltà il piede, e la scarpa che lo protegge, racchiudono un senso collegato alla fecondazione e per associazione di idee al parto. Il piede infatti è in perpetuo contatto con la terra, la terra da fecondare. E non basta, il piede è anche “cammino”, cammino iniziatico che porta alla nascita e poi alla morte e di nuovo alla nascita… Persefone, dea fecondatrice per eccellenza, dopo i sei mesi passati sulla terra, prima di tornare dal suo sposo Ade re degli Inferi alla fine dell’estate, lasciava come segno del suo passaggio un’impronta del suo piede, ossia il segno della fecondazione da lei operata, e anche del cammino percorso dalla rinascita primaverile alla “morte” autunnale.
E veniamo a Napoli dove il luogo chiamato Piedigrotta deve essere compreso piuttosto come luogo dove la sirena Partenope, fondatrice della città e madre del popolo napoletano, posò i piedi prima di distendersi nella sua ultima dimora rappresentata da tutto il golfo di Napoli [qui infatti c’è “il corpo di Napoli” in pieno centro, e Caponapoli” – dove sarebbe sorto il tempio a lei dedicato -, un quartiere situato all’opposto di Piedigrotta]. Il mito si complica attribuendo a Virgilio, custode e protettore di Napoli, una tomba situata sempre a Piedigrotta, e che secoli fa aveva la forma di una scarpa (si veda l’illustrazione).
Il cerchio si allarga con i riti a carattere erotico, che avevano luogo nella grotta di Posillipo/Pozzuoli, in via del tutto straordinaria, in onore di Demetra prima, e della Madonna di Piedigrotta poi, Madonna il cui santuario si trova proprio vicino alla grotta e alla tomba di Virgilio. Una Madonna che, secondo la tradizione, perse una scarpa sulla spiaggia di Mergellina mentre portava soccorso ai pescatori in preda ad una tempesta. Una Madonna che viene invocata però dalle partorienti o dalle neospose desiderose di avere figli, le quali lasciano una scarpetta sul suo altare, recitano preghiere scritte dentro la forma di un piede (si veda l’illustrazione), ed hanno per talismano sempre una scarpetta chiamata “ ‘o scarpunciello d’ ‘a Maronna”.
C’è da precisare che i riti orgiastici derivano da tradizioni antichissime e, lungi dall’essere mossi da intenti libidinosi, mirano ad allontanare l’angoscia dell’estinzione di un popolo per mancanza di discendenza. La cosiddetta festa di Piedigrotta, durate la quale si svolgevano i riti orgiastici nella grotta, iniziava la notte del 7 settembre ed era tutt’altro che folklore. Fin dall’Antichità, l’8 settembre era consacrato a divinità vergini collegate alla fertilità, Iside compresa. “La data festeggia l’Epifania della costellazione della Vergine che, iniziando il 23 agosto e terminando il 22 settembre, nel giorno 8 si trova nel pieno della sua manifestazione”, precisa Roberto De Simone in “Il segno di Virgilio”.
Sempre De Simone scrive che dai dintorni di Napoli partivano, la notte del 7 settembre, in direzione della grotta di Posillipo (detta anche di Pozzuoli), due gruppi di carri: uno con sole donne, detto delle Lavandaie, che accompagnavano i loro canti al ritmo delle loro pianelle di legno; l’altro con soli uomini era detto dei Ficaiuoli (raccoglitori di fichi in senso metaforico). Uomini e donne scendevano poi presso la tomba di Virgilio e intonavano “i canti ‘a ffigliola”, prima di inoltrarsi nella grotta dove si svolgevano i famosi riti a carattere erotico.
L’ultimo anello della catena circolare è Cenerentola, la quale invece di perdere una collana, un guanto o altro, perde una scarpa, scarpa che le viene resa quando diventerà regina e riacquisterà, insieme alla scarpa, la sua verginità perché sarà madre. Madre e vergine come Iside o Demetra, la Madonna, Partenope che partorì un popolo, e come Virgilio, ‘a Verginella.
Un’ultima precisazione prima di terminare: le donne che danzavano la tarantella, spesso, prima di cominciare a ballare abbandonavano le scarpe (si veda illustrazione).
3 Commenti
Grazie per quello che narra. Sono leccese ma, chissà perché, sento la Cultura napoletana molto vicina.
Aspetto con curiosità le Sue prossime narrazioni sul web ( da tempo non riesco a leggere in cartaceo – che divoravo – ma questi frammenti mi tengono molta compagnia…)
Può seguire il mio gruppo facebook “Napoli e il Sud … Maria Franchini racconta”, non scrivo molto su altri siti.
Maria, ciao, complimenti per l’articolo.
Ti vorrei chiedere:
oggi si usa ancora, c’è l’usanza, tra le donne in procinto di sposarsi o in dolce attesa, di portare ex voto a forma di scarpunciell scarpetta….. come omaggio e richiesta di protezione alla Madonna di Piedigrotta? Se sì, dove le lasciano, presso l’altare, presso una statua….?