Italia, Italia e ancora Italia ad libitum. Un sogno per noi, un incubo per gli altri. Soprattutto per gli inglesi. Si sta per concludere un’estate magica per il nostro Paese sul versante sportivo. Ci siamo “addormentati” il 3 luglio e ci siamo svegliati campioni d’Europa con la vittoria delle azzurre del softball: netto il 9-5 sull’Olanda. Un antipasto di quella che si è trasformata in una grande abbuffata che sarebbe piaciuta a Marco Ferreri.
Il giorno dopo, infatti, la vittoria della nostra nazionale maschile di basket a Belgrado contro la Serbia che ci ha dato il pass per le Olimpiadi 17 anni dopo. Da quel giorno è passata una settimana e il destino ci ha regalato l’11 luglio 2021, data che resterà negli annali e che sarà scolpita per sempre nella mente di tutti noi: il tennista Marco Berrettini primo finalista italiano a Wimbledon (dopo 144 anni e 134 edizioni) contro il mostro sacro Djokovic, e la Nazionale di calcio guidata da Roberto Mancini a Wembley per contendere all’Inghilterra il trono continentale. Risultati: sconfitta con onore per Berrettini contro uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi, vittoria per i calciatori azzurri sulle note di “Notti magiche”, brano di Nannini-Bennato che nel 1990 non portò bene alla Nazionale di Azeglio Vicini a Italia ’90.
Per gli inglesi il primo dramma: 1-1 dopo 120’, poi la sconfitta ai rigori. Quello spocchioso “Football’s coming home”, ovvero il calcio sta tornando a casa, gridato dai britannici nei giorni prima della finale, si è trasformato in un ironico “It’s coming Rome”: sta tornando a Roma! E giù gli sfottò anche alla Regina Elisabetta. Quando la pancia sembrava abbastanza piena, sono iniziate le Olimpiadi di Tokyo.
D’improvviso ci siamo ritrovati in una sorta di matrimonio tipicamente meridionale con portate infinite e fantasie dello chef a raffica. Dopo un inizio per nulla entusiasmante, come ciliegie una tira l’altra, si sono aggrappate al collo dei nostri atleti 40 medaglie, record assoluto per l’Italia: 20 bronzi, 10 argenti e 10 ori per un complessivo decimo posto (settimo per numero di podi conquistato). Il primo agosto, poi, un’altra apoteosi di libidine e adrenalina. Mentre a Napoli si festeggiavano i 95 anni del club calcistico cittadino (1926, ma in realtà 1922), Gianmarco Tamberi e Marcel Jacobs si trasformavano in due supereroi: quello che salta più in alto e quello che corre più veloce nei 100 metri (che è la gara per eccellenza delle Olimpiadi e in cui un italiano non era mai arrivato in finale).
Il 6 agosto, inoltre, l’ennesimo magic moment: nel giorno del trionfo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia a Sapporo, e quello di Luigi Busà nel karate, l’Italia strappa un incredibile, pazzesco, inaspettato oro nella staffetta 4×100 con il nuovo record nazionale: 37”50. Protagonisti Lorenzo Patta, Marcell Jacobs (due ori leggendari per lui), Fausto Desalu e Filippo Tortu, l’ultimo frazionista che ha battuto l’inglese Nethaneel Mitchell-Blake: telecronista britannico disperato ed il suo “oh, no… Italy” è diventato un altro rospo da mandare giù per i sudditi di Elizabeth. Da sottolineare, a latere, il trionfo di Camila Giorgi nel prestigioso WTA di Montreal, torneo che assegna 1000 punti in classifica, secondo come gerarchie solo ai quattro Slam. Chi pensava di essere al dolce, ha dovuto fare i conti con altre prelibate pietanze stellate.
Al via le Paralimpiadi. E giù altre successi dolcissimi e spettacolari: 14 ori, 69 medaglie in totale e top 10 nel medagliere. Numeri sensazionali: l’Italia fece meglio solo nella prima edizione di Roma nel 1960, quando vinse il medagliere con 29 ori e ben 80 podi totali. Al primo posto la Cina con 207 medaglie, seguita da Regno Unito e Stati Uniti, rispettivamente con 124 e 104.
Il 4 settembre un altro meraviglioso boccone: la Nazionale di volley femminile, dopo le velenose critiche per le opache prestazioni alle Olimpiadi, trionfa a Belgrado per 3-1 contro le padrone di casa della Serbia: sugli scudi una scatenatissima Paola Egonu che ha schiacciato sul parquet qualsiasi cosa, compreso quel razzismo assai stupido e fuori moda nei riguardi di chi non ha “sembianze italiane”.
L’estate volge al termine, le prime nuvole – animate nel cielo da folate di vento – filtrano il sole che non è più leone. Gli italiani più fortunati vanno ancora al mare per le tintarelle dei tempi supplementari. C’è chi gioca a pallavolo, chi a racchettoni, chi a calcio. Tutti con un incedere da campioni. E non manca chi, disteso sul materassino, si rilassa e pensa alla coppia Ruggero Tita-Caterina Banti, oro nella vela. Perché sì, l’Italia quest’anno si è sentita padrona in ogni sport e disciplina. Magari fosse così anche tra politica e qualità della vita.
Mai come ora il tricolore ai balconi ci ha dato orgoglio arricchendo di senso anche lo speranzoso e ingenuo cartello “ce la faremo”: grazie ai nostri atleti, infatti, il Covid è diventato un argomento marginale persino nei bar.
E’ settembre, l’estate sta finendo e un anno se ne va, come ricordano i “Righeira”. Entrano nel vivo i campionati di calcio più seguiti al mondo nell’anno dello storico addio di Messi al Barcellona – ora giocherà per il PSG dello sceicco – e del ritorno di Cristiano Ronaldo allo United. Una dietro l’altra le ultime bandiere vengono tirate giù e sul ponte sventola quella bianca. Del pallone resta poco, ora comanda l’industria del calcio. Che è al collasso.
Come per l’atletica e gli altri sport in cui l’Italia ha trionfato in questi mesi, servirebbero un po’ di storie nuove da raccontare per riportare la sfera magica al centro dei villaggi in cui una volta lo “scemo” era al massimo uno.